sabato 15 agosto 2009

Capienze, linee aperte,e rosso magenta


La Valcuvia a Maccagno e' una conca acquosa.La memoria è ancora impressionata dal distendersi delle curve tutte aperte, ampie e colorate di verde che ci hanno carezzato dall'ingresso della valle; ci siam fermati qui; inn un parcheggio umido d'erba a ridosso del Giona, che, seppur povero di acque non manca nella rapidita' degli scrosci, di accennare a tempeste e storie di distruzioni.E qui è già una sosta del pensiero.Un edificio a ponte, robusto e teso, pronto ad ospitare nella leggerezza del vetro una intera storia. Una riflessione del tutto personale e scavata a colpi di raschietto in gola mi porta anche a notare un cimitero.Aperto, tutto di sassi di marmo colorato lucidati a specchio, pochi fiori, poche differenze.Certamente lontano e dissonante in materia e composizione dalla gentilezza dell'edificio del Museo che , da subito richiama precisione di apprezzamento della dilatazione, della femminile capienza del luogo e rispetto assoluto dei colori predominanti:il grigio ed il verde.>Ed il rosso dei serramenti?Una riga , un delimitare un po' fastidioso?E perche' non con il magenta che fa da sfondo al violetto del lago?I colori non sono simboli ma nella superfice che sottendono spingono ad allontanarci o a star vicino e non poteva forse neanche qui mancare un po' la violenza della pesantezza e lo spazio acido per le secche dei pensieri ormai tanti diffusi nelle plastiche di poco prezzo.All'ingresso del museo l'etica dell'immagine che invita a far coincidere i recinti agli oggetti con lo scenario è gia' divenuta regola.Sacripanti ci ospita in silenzi di astrazione.Parisi, paicevolissima conoscenza,e poi COlla grandioso leggero di ironie in Eccentrico in San Sebastiano, ma tanti altri meno noti che, finalmente non lasciano spazio a parole.L'interno del museo è uno di rari reperti di silenzio e di assoluto reperibili.Luce esatta, preciso e raro rispetto degli spazi per la grafica, decisivo il contrasto con gli spazi esterni pronti ad far entrare dai vetri immagini di gioco e di colazioni sull'erba, movimenti mosse al bello dal significato di questo bel museo.Mentre mi avvicinavo stavo pensando alle realta' pre-oggettuali .Il basamento. la cornice, il vetro, semplicemente lo spazio che sta davanti all'opera.La visione digitale rischia di far perdere il muoversi attorno, la necessità , appunto etica ed astratta dell'approssimazione.Necessaria come il percorso di avvicinamento allontanamento ad un cretto di Burri.Anche qui la cornice, il pre oggetto non è scomparso, è il vuoto prima dell'opera.Cosi anche la diafania del vetro, cosi il movimento attorno all'opera "museo" di chi gioca,corre e mangia e, di nascosto, fa l'amore.

giovedì 13 agosto 2009

Rapporti tradizionali

Guardo. un orizzonte dal retro di obliquita' di tetti,
quasi fermando, di tanto in tanto,
il passeggio dello sguardo
sul correre e sostare dell'intelligenza
sottesa alle nubi.

A volte in oscurita'. a volte in penombra..
in ogni corpo Bellezza è leggerezza
e muoversi lento ..

vorrei digiuni .. no di desideri,
ma righe estatte in distanze ed inclinazioni.


...Cosi in modo di versaccio
e poesia in-pennata
e umidiccia di inchiostri.

le freddezze acromiche
hanno abitato i segni
e la storia del nostro parlare
,fino all'ora, forse del dare
noi almeno
Bellezza ad un lessico duale.
Gli altri ? Si gli altri han sentito,
o sentono scorrere il loro autografo
fino alla tempesta.

mercoledì 12 agosto 2009

una vita a due per sempre ?


Che il mito del doppio faccia la sua parte nel sogno come nella creazione e' fuori dubbio.
Un doppio che diventa energia di ricongiugimento delle diversita' è gia' scontato secondo la mitologia antica.Udendo sta frase risuonante tra le nostre caverne emotive un po' disturbate dal trito, ritrito ed un po' stucchevole citazionismo, potrebbe fare iniziare lo "slide show" delle memorie individuali ,delle storie,gli onirismi, i simboli, e le vicende di ognuno.Un doppio che resta segno di intraducibilita' e distanza.Per qualcun'altro proiveniente da relazioni e convivenze di riconosciemnto religioso si trovera' sempre, nel termine spirituale, teologico, sacramentale.., un distinguo, un campo di separazione , un temenos che permette almeno per per un po' di sentirsi immuni dal problema delle definizioni, e percio' partecipi della propria vita.E' gia' qualcosa.Nella vicenda del doppio, nel fondersi delle somiglianze si scatena la tempesta delle rapresentazioni.Come dell'incontro tra l'ignoranza materiale di Gachet e la sensibilita' di Vincent ,, l'opera si esalta e si annulla il creatore.Passando dall'acuaforte alle versioni in olio,Vincent aggiunge all'immagine della tritezza di Gachet io simboli del sapere medico e della medicina.Un simboligia di impotenza.Un presagio.Nello scntro del doppio in fisica si liberando pressoche' sempre energie separatrici e la forzatura della vicinanza seppur vivace genera calori,campi energie nascoste.Lo specchio delle imitazioni l'energizzazione dei neurosi specchio tocca equilibri autistici, rileva nuovi orizzonti.Lo specchio è energetico nelle opere di Pistoletto
Il riverbero dei paradossi di fronte allo specchio.Perfino Dioniso prima dello smembramento del corpo operata dai Titani gioca con lo specchio.Parlo del rapporto a due, della sua vicinanza all'atrocita'.Al suo gioco orrido e crudele con la pienezza.Parlo di un desiderio di pace im-mediato con le cose.Cosa c'entra il monocromo Viola con tutto cio'.Il colore dell'opera per me ,e' il gradiente della distanza tra me e l'oggetto.Il colore è percio' temperatua della relazione.Qui percio' sto parlando di pace con l'oggetto e con le cose;non di una pace nichilista,ma di un saper per oggi far pace. con le cose.Scegliere e saper sostenere distanze misurabili.Concrete.Per cio' e' necessario la lentezza e bellezza del nulla."Ah finalmente!" dice Schifano quando si ritrova a ri cominciare da capo senza soldi.Le monochrome, il vuoto è l'immagine di tutto cio',l'immagine della Bellezza.Il traguardo estetico delle relazioni.
Il vuoto è il nulla che è Dio.Il cammino di irriconoscenza verso questo incontro vuoto, è a volte statico, lineare(penso a Manzoni,a Fontana,) a volte si impone nell'approssimarsi all'opera attraverso linee e percorsi materiali e cromatici come capita in Burri,o prima ancora in Mondrian.Mai ipocrita di fronte alla realta'perche' la monocromia non corre quasi mai il rischio di cedere al simbolico ed alle sue degenerazioni di potere.

Museo de Artistas - Noticias de Arte: "Reconocerse hermanos"

Museo de Artistas - Noticias de Arte: "Reconocerse hermanos"

martedì 11 agosto 2009

Il corpo grasso

Ieri sera ho visto "il vento fa il suo giro" dopo che Minea Peccerini , creatrice e repsonsabile di 123 Stella un magnifico asilo un po' Munariano a pochi passi dalla sede della Lega Lombarda in via Bellerio a Milano,mi aveva fatto leggere il discorso sul corpo del cadavere del suicida .Vi invito a vedere il film per non perdere la complessita' e la bellezza della figurazione sottesa al racconto.Il corpo grasso di un foolish saltellante e finalmente vivente come un uccello sui pascoli e le strade di un paesino delle Alpi Occitane.
Non ho potuto fare a meno di farmi venire in mente un incontro fortuito vissuto attorno a pochi pezzi di formaggio e miele nella val Dell'Orco.Anche li li grasso del formaggio.Anche li la luce,Anche li morto.Si trattava di una parte di scheletro di stambecco trovata per caso sul ghiacciaio del Bianco.Il bianco,il corpo .Il grasso e le sue piacevoli rotondita'.Come non pensare a al galleggiamento di Moby Dick .Come non pensare al cadavere che Zaratustra si porta sulle spalle e che lo aiuta a "mangiare per due?".Come non pensare Al biancheggiare delle ossa in Ezechiele o al luccichio del sole sulla pistola di Mersault nello Straniero, o a qullo della pistola di Zagreus in La Morte Felice di Camus?MA il discorso estetico non finisce certo qui perche' anche nello stupendo film del vecchio Eastood non mancano le stesse suggestioni.L'opera d'arte non riesce a morire nelle definizione .La sua estensione concettuale gira e volteggia nell'aria come un Aquila.Bel film.

lunedì 10 agosto 2009

arteconcettuale

Che poi sia originale l'arteconcettuale
è come dir normale il piscio nel pitale
Che sian poi tutti rossi quelli del
Re de fossi, è come dir rabbioso
chi è preso per il "coso"
è gia' ma adesso è verde il libro
delle merde ,il viola porta male
butta alle spalle il sale.
E poi c'e' l'arancione
colore del coglione.
Siamo gia' tutti in festa
in fondo é Carnevale
e tutti siamo affanno
domani è Cappio d'anno.