martedì 18 maggio 2010

Mio figlio è ventoso.

Un silenzio rovinoso di venti scuote i miei solai; è entrato nelle mie vecchie stanze, prima frusciante e poi potentissimo fino a sollevare le scaglie rosse dei coppi.Era luminoso il giorno come in primavera quando a volte anche qui nel Pavese sembra di vivere il freddo dell'albeggiare in montagna .Fino ad un momento prima di quell'esplodere di rabbie antiche eri calmo a mostrare una lucida ed a volte persino affettuosa cortesia.Non sono mai riuscito a crederti ipocrita ma spaventato dai nulla si,anzi travolto anche tu, vento tra i venti, dai vapori purpurei vomitati dalle cavita' degli affetti.

Sono io la casa che quel vento vuole disfare e lasciare inerme sulle sabbie.
Lui il vento non si fermera' neanche di fronte all'ultima paura e all'ultimo sorso di avidita'.E' già passato il periodo delle uscite fatte per assaporare i piaceri delle paure , delle discese ripide e dei salti nel vuoto.E solo questo rimane, il vuoto ad assorbire tutte le parole, tutte le dolorose richieste tutte le acidità del relazionare.
Chi sei tu vuoto dei cieli e tu vuoto degli abissi.Io non ho mai saputo aspettare e resto quindi solo in perenne cammino e convulso girovagare tra gli angoli delle mie stanze del pensierare.Figlio di pietra ventosa i tuoi lineamenti sono di ghiacciate cime irraggiungibili.Figlio di pietra i tuoi cuori sono sincroni al ritmo delle onde di un mare invernale; non sanno di lentezze.Figlio di pietra ventosa sento la brezza della tua vitalita' imprigionata nei flutti.Ti sono lontanissimo e i tuoi giorni sono lunghi di freddezze nascoste di iracondi sollievi e fumi di calumet che donano ancora la pace.La mia stupenda stupidità si è corrosa e ha deciso l'impossibile di non attenderti più.

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